Concetto Pozzati (Vò di Padova, 1935 – Bologna 2017) è stato uno dei più attivi protagonisti della cultura italiana del secondo dopoguerra. Attivo dal 1949 a Bologna, dove frequenta l’Istituto d’Arte, inizialmente si interessa di architettura e di grafica pubblicitaria.
Nel 1955 è a Parigi per perfezionarsi nello studio della pubblicità con lo zio Sepo (Severo Pozzati), celebre cartellonista, con il quale fonda a Bologna la Scuola d’Arte Pubblicitaria dedicata a suo padre, l’artista Mario Pozzati. Nel 1962 e nel 1964 realizza alcune scenografie per i teatri stabili. Dal 1967 insegna all’Accademia di Belle Arti di Urbino, che poi dirigerà; in seguito ha insegnato nelle Accademie di Firenze, Venezia e Bologna. Accademico di San Luca, accanto a un’inesauribile ricerca artistica, segnata da importanti riconoscimenti ed esposizioni nel mondo, conduce una sensibile attività di curatore di mostre, manifestazioni culturali e pubblicazioni, mostrando un interesse privilegiato per i problemi di critica e teoria dell’arte visti dalla parte degli artisti.
Dopo gli esordi nel clima dell’Informale, il suo linguaggio pittorico ha risposto con originalità all’influenza della Pop Art internazionale, assumendo nel tempo connotazioni diverse, ma sempre legate a una figurazione semplificata, colta e ironica, venata di richiami alla memoria e popolata di apparizioni metafisiche e surreali, in cui oggetti e contesti, spesso comuni ma al contempo fortemente evocativi, suggeriscono significati silenti.
Il nucleo di opere esposte consente di costruire un dialogo tra due dipinti appartenenti alla Collezione storica di Giulio Bargellini con opere più recenti, donate dall’artista nel 2015.
Testimoni di tre distinte serie di opere, i lavori dell’ultimo decennio attestano la vitalità e la capacità di rinnovamento di un percorso creativo sempre coerentemente orientato alla costruzione di una sorta di archivio del visibile, in cui dietro all’apparenza muta delle cose si cela un vissuto disincantato ma intenso e poetico, come emerge particolarmente nei dipinti dedicati al ricordo della moglie Roberta.