LINGUAGGI ANICONICI

Il segno, il gesto, il colore, la materia. Ritmi compositivi, strutture, slanci esistenziali: ordine e disordine, ragione e sentimento.

Nella lunga storia dell’arte aniconica, la cui affermazione in Occidente è stata a tratti parallela e a tratti intermittente allo sviluppo di quella figurativa, l’immagine abbandona la riconoscibilità della figura per dare risalto massimo al linguaggio visivo puro, spesso ispirato da una tensione spirituale verso l’indicibile.
Già praticata nella storia – ad esempio nella ceramica arcaica greca, nella pittura bizantina, nell’oreficeria barbarica – questo tipo di rappresentazione si è imposta con forza tra le Avanguardie del primo Novecento, portando alla nascita dell’Astrattismo, nelle sue diverse direzioni (lirico e geometrico), e declinazioni, molte delle quali strutturate in movimenti artistici fondati su solide basi teoriche.

 

Orientata dai due percorsi maestri intrapresi dagli artisti del secondo dopoguerra – da un lato le poetiche “emozionali” dell’Informale europeo e dell’Espressionismo astratto statunitense, dall’altro una visione più geometrica, costruttiva, “razionale”e persino tecnologica– questa sezione espone un’ampia selezione di opere legate da un afflato comune.
Evitando le sequenze cronologiche, ogni parete o pannello propone una diversa esperienza visiva, per libero accostamento di dipinti e sculture che esplorano un arco temporale di oltre un settantennio, dalla cruciale metà degli anni Quaranta ai giorni nostri, rivelando derivazioni e analogie inaspettate.
Colori intensi e monocromie, materiali umili e pregiati, la tattilità sensibile dell’argilla e del legno sono contrapposti al rigore del ferro, il dialogo di luce e oscurità, offrono una successione serrata di percezioni dal forte effetto evocativo.