La grande scultura che campeggia nel giardino del MAGI costituisce un esempio singolare di congiunzione tra ricerca artistica ed impegno civile, tanto da essere divenuta un simbolo di pace e fratellanza noto a livello internazionale. La sezione che le è dedicata ne illustra la vicenda e le finalità.
L’opera deriva da un dipinto ad olio del 1977 dell’artista italiano Franco Scepi intitolato L’uomo della pace, ispirato alla figura di Karol Wojtyla, allora Vescovo di Cracovia. La forza espressiva e diretta dell’immagine ne fece subito un simbolo anticipatore della caduta del Muro di Berlino, e venne dapprima utilizzata per il manifesto del film L’uomo di marmo del regista polacco Andrzej Wajda e poi scelta come simbolo della pace dal politico russo Michail Gorbacëv, iniziatore della perestroika, un processo di radicale trasformazione del Paese. La definizione dell’immagine ha visto due stesure: una, fedele all’originale, in cui dalla testa-muro (che ha caratteri androgini per rappresentare tutta l’umanità) uscivano i simboli della falce e martello; l’altra, poi trasformata in scultura con il sostegno di Giulio Bargellini, in cui dal medesimo volto si innalza in volo la colomba.
L’opera è stata collocata nel giardino del museo nel 2000, alla presenza di Michail Gorbacëv, e di numerose autorità internazionali. Nello stesso anno, insieme a Gorbacëv, insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1990, l’immagine è stata sottoscritta da altri 16 vincitori del Nobel.
Un altro esemplare della scultura è stato collocato a Roma, nei pressi del Palazzo della FAO, nel 2004. Riproduzioni in scala ridotta del monumento sono state utilizzate come premio per importanti personaggi che si sono distinti per il loro impegno etico.